Se Dio esiste, ha l’obbligo morale di liberare questo mondo dai plastici di Bruno Vespa e dai fan dei cliché.
Ieri stavo revisionando alcuni comunicati stampa per il sito di un amico… al secondo comunicato mi è venuto il reflusso da strasentito.
Sono stata travolta da uno tsunami di “leader nel settore”, “azienda all’avanguardia”, “servizi innovativi”, “servizi unici nel loro genere”, “prodotti rivoluzionari”, ecc.
Non ho mai letto così tante definizioni inutili in poche righe, be’, a parte quando leggo certi profili di Facebook, ovviamente.
L’uso del cliché è una piaga che infetta 2,5 comunicati stampa su quattro. Non sto scherzando.
Anche fantomatiche agenzie di comunicazione e marketing ritengono che frasi come “leader del settore” o “prodotti innovativi” significhino veramente qualcosa.
Invece non significano nulla. Tiè.
E’ come quando il romanziere scrive “la ragazza era bella”. Cosa ha detto? Assolutamente niente, perché l’aggettivo “bella” ha tanti significanti quanti sono i lettori che leggono il libro: per il protagonista della storia la bellezza potrebbe bollire in una ragazza con i denti gialli e capelli unti, per il figlio del lattaio, invece, “bella” è la ragazza dalla pelle diafana e i capelli color Yomo Magro, ecc. La bellezza è cosa soggettiva, quindi l’aggettivo ha moltecipli significati=non vuol dire nulla proprio perchè potrebbe significare tutto.
Con quel “bella” lo scrittore non descrive com’è la ragazza in questione, dice solo una cosa come un’altra. (Parlavo di cliché nei romanzi qui.)
“Aveva gli occhi verdi e la bocca carnosa come una coscia di mucca”, questo mostra com’è la ragazza. Nessuno induce il lettore a considerarla bella, ma al protagonista piace,in questo modo ci ha dato informazioni sull’aspetto della ragazza (e del suo dubbio gusto circa la scelta delle similitudini).
E’ una vecchia regola degli scrittori: mostrare, non dire.
La regola del “mostrare” non vale solo per gli scrittori che paragonano le donne a quarti di vacca, ma anche per chi ha il compito di scrivere un comunicato stampa che non impallini di cliché chi lo legge.
L’errore comune è ritenere il comunicato stampa qualcosa che nessuno leggerà, quindi qualcosa da scrivere tanto per spargere un po’ di link in giro. E’ un errore soprattutto per i siti ancora cuccioli.
Considerare l’ipotesi che quel comunicato arrivi all’occhio dell’utente prima del sito a cui si riferisce non provoca eritemi, ma evita all’azienda di presentarsi come farebbe un bambino di cinque anni che si presenta alla classe il primo giorno di scuola: “C-ciao a tutti, s-sono Azienda, s-sono leader del settore e sono innovativo”.
E’ preferibile, quindi, non dare mai per scontato il potere di un sito di comunicati stampa ben visto dai motori di ricerca.
Vogliamo dire che siamo leader del settore? Dimostriamolo. Scriviamo che la nostra azienda è arrivata prima alla corsa dei sacchi di Capracotta o che ha rifornito di tettarelle il 70% dei reparti d’ostetricia italiani, o meglio, portiamo alcune brevi testimonianze di clienti soddisfatti.
L’azienda è nuova? Limitiamoci allora a descrivere i servizi con toni che gli utenti non solo possano capire, ma possano anche interpretare come solide soluzioni ai propri bisogni. Abbandoniamo il politichese e, quando è possibile, usiamo pure l’ironia come treno per arrivare al nostro “pubblico”. Un linguaggio ironico e fresco diverte chi legge, quello rifritto e gravido di termini tecnici annoia e provoca cefalee a grappolo.
Altro esempio.
Cosa vuol dire “la nostra azienda è all’avanguardia”?
Vuol dire che l’azienda ha la tazza del bagno che si collega ai principali social o che il servizio offerto è nuovo rispetto alla concorrenza?
Non ci è dato saperlo.
Queste sono frasi ruminate miliardi di volte, sono frasi usate dalle grandi aziende per non far pensare troppo il cliente, per non farlo ragionare, per dargli la sicurezza del già sentito, ma che imbarazzano chi ha un minimo di sano senso della comunicazione e cerca un’azienda che MOSTRI di essere all’avanguardia già dallo slogan, non che dica “all’avanguardia” cento volte senza far capire il perché si autodefinisce tale.
Per mostrare innovazione è necessario usare un linguaggio che sia veramente innovativo, che sia fresco, unico, originale, non aggettivodipendente, ma soprattutto che mostri l’azienda.
Ci sono centinaia di modi per scrivere un comunicato stampa senza accoltellare da subito l’immagine dell’azienda che si sta cercando di esaltare, basta solo domandarsi: sto davvero mostrando la mia azienda o la sto solo raccontando?
Eccolo, un altro errore: credere che la parola serva solo per raccontare, invece si può utilizzare per mostrare. Non è difficile, purché si abbandonino i cliché e i già sentiti.
Se non volete farlo per voi, fatelo almeno per me che sono costretta a leggere quei comunicati e a renderli pubblici, contribuendo passivamente alla diffusione di una vergognosa pandemia da comunicazione riciclata.
Me tapina. 😀
11 Comments
Daniele
Marzo 3, 2010 at 8:02 pmConcordo 🙂
Leader del settore, poi, è tutto da dimostrare… se ogni azienda nel proprio settore è leader… c’è qualcosa che mi sfugge 🙂
Io ne leggo tutti i giorni, ma tendo a buttare quei comunicati scritti soltanto per spingere alcune parole chiave, con appositi testi ancora…
Francesco Caruccio
Marzo 4, 2010 at 2:42 amConcordo.. basta con questo “noi siamo.. noi facciamo”.. non han capito na mazza certe persone.
valescrittrice
Marzo 4, 2010 at 2:00 pmMi trovo a dover scrivere comunicati stampa ogni giorno e anch’io i clichè non li sopporto. Ma alla mia capa piacciono tanto e allora, se io evito di metterli e magari per dire le STESSE cose use parole più semplici e capibili, lei mi corregge i testi senza pietà e di quello che ho scritto io resta ben poco…ho paura che i clichè rimarranno sulla cresta dell’onda ancora per molto, troppo tempo…:(
Carlo
Marzo 4, 2010 at 2:57 pmGrazie per la dritta, cercherò di non usarne troppi. 🙂
fortunecat (michele)
Marzo 4, 2010 at 6:44 pmla gente si dimentica che per fare un comunicato stampa devi avere qualcosa da comunicare. 🙂
anche io sto avendo problemi di questo tipo, molti pensano che per posizionare un sito basti scrivere due boiate del genere… bah…
Alessandro
Marzo 13, 2010 at 8:42 pmAssolutamente d’accordo! uno schifo di spot! Oltretutto lontanissimo dalla realtà…
Ilaria Makeup Personal Shopper
Luglio 5, 2013 at 11:07 pm…per non parlare dei CS scritti alla cavolo.
cioè grammaticalmente errati.
vuoi un esempio?
oggi mi è arrivata questa:
“X vi prepara ad […] con trucchi smart per non sbagliare mai ma soprattutto, non colare mai!
Nemmeno dopo un bagno nel mare o ad un party nelle calde sere d’estate, il vostro make up sarà perfetto!!”
Io ho letto: “il vostro makeup non sarà perfetto nemmeno dopo un bagno al mare”
ovvio non c’è logica e ho capito perfettamente cosa intendessero. però dai.
mah :/ (o anche bah)
Pikadilly
Luglio 7, 2013 at 5:42 pmSi rovinano da soli. Ahahhahaha. 😀
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Ottobre 4, 2013 at 6:32 pmsono articoli scritti con bot, con software che spinnano il testo. Loro semplicemente trovano un testo in altra lingua, e lo traducono con questi software e poi inseriscono delle varianti per creare tanti contenuti diversi. tutto questo, come dice pikadilly a loro discapito. anche il posizionamento del sito peggiora