Ogni giorno mi alzo dalla mia bara e trovo su Facebook pagine sponsorizzate di life coach e simili che promettono di farti diventare un leader.
Leader di te stesso, leader del tuo team di lavoro, della tua famiglia, del tuo cassetto delle mutande. Leader in tutto, ma solo se segui il corso, leggi il libro e tutte quelle azioni che a suon di centoni ti faranno diventare lo Steve Jobs de Biella.
Tralasciamo il fatto che Steve Jobs dirigeva la sua azienda a suon di capricci, non possiamo ignorare che il concetto di leadership si sia inquinato con il bisogno di essere protagonisti riconosciuti dalla società.
Che amarezza.
Leader o protagonista?
La fregatura è quando non riesci più a distinguere l’essere leader dall’essere protagonista riconosciuto al di fuori del tuo gruppo di lavoro. In politica succede sempre: Renzi e Berlusconi non sono leader di nulla, sono solo quelli più in vista. Grillo invece si è messo da parte lasciando il palco al Movimento intuendo di non essere più funzionale allo scopo, i risultati li vediamo oggi.
Ora, inutile dire che aborro questo concetto italianizzato di leadership, mi vengono le ragadi alle dita quando leggo o sento “siamo leader del settore” (salvo poi trasformarsi nella povera azienda senza fondi quando presenti il preventivo), è utile invece capire come io stessa mi sia liberata del concetto di persona in vista=leader.
Studiando Business Improv, anzi, applicandolo. 🙂
L’obiettivo è più importante della tua fame di fama
Nei corsi di Business Improv nessuno diventa leader se non lo è, ma acquisisce comportamenti coerenti con il ruolo che deve coprire e impara a sfruttare le sue doti al 200% abolendo totalmente il bisogno di essere riconosciuto come l’uomo chiave e prediligendo il raggiungimento della pagnotta, quindi essere l’uomo chiave libero dalla fame di fama.
Ma che davvero?
Sì.
Se lavori in un gruppo e un tuo compagno è quello più in vista, tu puoi essere il leader del gruppo anche se fuori nessuno ti fila. Lui è solo il portavoce, quello che esprime il lavoro all’esterno o ha il compito di rappresentarlo. Se poi a te interessa il riconoscimento sociale, da lì a mandare tutto a puttane sabotando il lavoro è un attimo. Ecco perché il concetto di leadership come lo intendiamo noi è patologicamente sbagliato, perché la maggior parte non è capace di lavorare per il gruppo, ma agisce SOLO per avere personali riconoscimenti sociali sfruttando un gruppo, cadendo oltretutto nell’illusione di diventare automaticamente l’uomo chiave quando la società lo riconosce come il leader.
Sul palco non puoi essere sempre protagonista, metterti in aiuto degli altri ti porta inevitabilmente a considerare l’importanza di una buona alzata per schiacciare e fare punto. Ti levi di dosso l’idea di dover essere tu quello riconosciuto, acquisendo la volontà di portare a casa la scena, veramente, senza alcuna frustrazione.
Sfrutta chi sei
Uno dei concetti su cui si basano i corsi di Business Improv è proprio questo: non diventi leader se dai 2 da “capo riconosciuto” e 10000 da “capo esecutivo”. A me non interessa farti diventare il protagonista, ma capire quali sono le tue potenzialità all’interno di un gruppo di lavoro, esaltarle e portarti a delegare laddove tu non arrivi.
L’ostinata voglia di essere riconosciuto come leader a tutti i costi, quando le tue potenzialità di portano altrove, è solo il pass per vedere in prima fila il tuo progetto affogare male e me che schiumo perché te lo avevo detto.
Conclusione
Non scambiare la leadership per riconoscimento sociale perché spesso gli uomini chiave non si fanno mai vedere, ma all’interno del loro settore godono di posizioni molto più elevate rispetto ai frontman. 🙂