Ogni mattina il markettaro di una grande azienda si sveglia con l’idea del secolo: “Prendiamo Belén, la piazziamo a dire due minchiate sul nostro prodotto e miiii, sdraiamo la concorrenza, diventiamo più famosi di Apple e i clienti scoleranno i loro stipendi per comprare qualsiasi caccola esca dalle nostre fabbriche” e giù a sfondarsi di cinquine per congratularsi per la botta de genio.
Credo che l’abbiano intesa così anche quelli di Activision: per promuovere la Call of Duty Infinite Warfare Challenge hanno scritturato Belén Rodriguez e partorito tutti fieri questo video:
Gnocca atomica, per avere le sue chiappe sarei disposta a dire che “male o bene purché se ne parli” sia una strategia di comunicazione assolutamente vincente.
Purtroppo non lo è e questo spot con Belén che mima competenza sull’argomento gaming ne è la dimostrazione con l’eco. L’eco sono i commenti neri che l’azienda sta ricevendo ovunque sia data la possibilità ai suoi clienti di commentare.
“Dove abbiamo sbagliato? Eppure Belén è famosa, Belén vende…”
Sì, vende tanga, reggiseni e vestiti, NON videogiochi. Ed è ecco uno dei tre motivi per cui secondo me l’azienda ha tragicamente toppato.
1. Belén non è come il prezzemolo: non sta bene su tutto
Un dato oggettivo: Belén piace. Non è la ragazza più bella del pianeta, ma piace ed è per questo che i cervelloni del marketing di molte aziende mettono in ombra il senno e la caricano per promuovere prodotti che sono drammaticamente lontani dal target dell’argentina. Sì, hai letto bene: anche Belén ha un suo target, e non sono i gamers!
Il target di Belén non sono gli uomini, ma le donne. Sono le donne che comprano le cose promosse da Belén.
Sembra strano, vero? Non lo è. La seguono più le donne che gli uomini per molteplici motivi: imitarla, odiarla, spettegolare su di lei, semplicemente ammirarla, ecc. Gli uomini da lei vorrebbero qualche altra cosa che purtroppo non vende. Loro non vogliono oggetti perché li ha sponsorizzati Belén, loro vogliono Belén.
Comunque il target di Belén NON combacia con il target di COD che, attenzione, non sono solo uomini, ma anche donne. Donne tra cui ci sarà qualche ammiratrice di Belén, ma non un numero così copioso da giustificare uno spot con Rodriguez che parla di sparatutto!
2. L’azienda sta per caso dando dei morti di figa ai suoi clienti?
I gamers, e per gamers intendo anche i bimbiminkia, fanno un’enorme, elefantiaca e titanica fatica ad essere presi sul serio. Quelli un po’ agée devono costantemente giustificare la propria passione con tutto il creato che orbita loro intorno perché “giocare è da bambini/diventa adulto/ancora perdi tempo con i videogiochi, non ti sa ora di andare a baldracche come tutti gli uomini della tua età?” ecc. ecc. ecc. Vengono socialmente considerati idioti che pensano solo a giocare e all’amica chips, praticamente vivono la stessa situazione delle donne a capo di qualsiasi azienda: faticano il triplo per dimostrare di avere un cervello pensante, capace anche di elaborare pensieri più articolati di “fragga” e “me la bomberei”.
Il target di COD, gioco abbastanza datato, è popolato anche da 30/40enni che non ci stanno a farsi perculare dall’azienda: “Non siamo morti di figa, vogliamo giocare!”
I commenti e gli articoli a sfavore della scelta della bella modella parlano da soli.
3. Belén non è un’autorità nel campo gaming
Diciamola meglio, Belén ne sa di intimo e abbigliamento, ma non sa nulla di sparatutto, multiplayer, FPS e tricchetetracchete. (Attenzione: sapere di intimo e non di come ammazzarsi in un videogioco non mina assolutamente la sua intelligenza.)
Quando un testimonial è messo lì così, tanto per, la cosa assume una cornice imbarazzante! Questo accresce il senso di presa per le natiche e detona una bomba dentro lo stomaco dei clienti che li porta a dire: “Io ne so più di lei, perché non hai chiamato me?”
Perché non hai il seguito – sbagliato – di Belén, ma non è questo il punto. I gamer si sono sentiti ancora una volta presi in giro: “Arriva questa che non ne sa nulla e ci vuole far credere di giocare a COD! Torna a farti i selfie… che comunque manco quelli sai fare”.
L’argentina è bellissima, ma non ha alcuna autorità in materia di gaming, basta solo il suo aspetto per aumentare le vendite di COD considerando che i gamer non sono i segaioli che pensiamo tutti?
Io dico di no, ma non avendo i numeri dell’azienda posso solo basare le mie considerazioni sul sentimento che sta serpeggiando in giro per la rete nel settore. Non è bello. Per nulla. Anzi. So’ tutti incazzati.
Ora, se le reazioni sono queste, mettere Belén è stata un’ideona o una cazzata?
A cosa puntava la Activision?
Naturalmente a stimolare i gamer di You Tube a partecipare alla challenge, ma ha ottenuto solo l’effetto di farsele dire dietro per aver pesantemente sottovalutato e sottostimato, se non addirittura squalificato, i suoi clienti!
Ora veniamo a te che sicuramente stai pensando: “La Activision è una grande azienda, ha un reparto marketing con gente laureata, chi sei tu per dire che sta sbagliando?”
Nessuno, ma voglio che tu capisca una cosa: le grandi aziende toppano ogni giorno. Ogni.Santo.Giorno. Basta poco per chiudere la baracca anche se hanno il reparto marketing più grosso di un aeroporto. Chiudono per mille motivi e la maggior parte di questi motivi non sono legati alla crisi, ma a scelte di marketing totalmente fallimentari. Cazzate da creativi o da markettari che “sono giocatori, basta mettere la figa famosa e comprano”. Non è così.
La bella donna funziona se è del settore, se sa di cosa parla, se è in linea con il tuo target, altrimenti è solo una spesa e un ottimo modo per far incazzare i tuoi clienti fedeli che se la sentono raccontare da una che non ne sa un’emerita cippa. In poche parole non stai considerando che i tuoi utenti non sono più i pipparoli di una volta, sono evoluti e ora chiedono qualche premessa in più rispetto alla tettomunita che dice loro: “Sono una ragazza cui piacciono le sfide epiche”.
Conclusione
Per le tue promozioni, evita i cliché “gnoccafamosa=clienti a fiumi”, rispetta sempre l’intelligenza dei tuoi clienti, utilizza testimonial che hanno autorità nel campo in cui ti muovi e soprattutto non ficcarti volontariamente nella gabbia di quelli che “l’azienda ha tanti soldi, ha un reparto marketing che non finisce più, ergo fa sempre tutto giusto perché lei ne sa”. Ti assicuro che non è così! C’è molta più capacità in una piccola impresa con tre dipendenti in croce ma che sanno cosa stanno facendo rispetto all’aziendone che assume il neolaureato con master senza la minima esperienza, se non altro di empatia con i clienti.
Un saluto agli amici gamer, non gioco, ma vi capisco!
2 Comments
PIZZINI FABIO
Ottobre 26, 2016 at 10:27 pmBrava ottimo punto di visto e personalmente lo trovo corretto.
Pikadilly
Ottobre 31, 2016 at 8:25 amGrazie mille, Fabio. 🙂