Sì, è vero, questo post avrei potuto schiaffarlo su Facebook e dimenticarmene come tutti gli altri, ma voglio che rimanga, tipo quelle strisciate sui muri che non levi nemmeno sfondandoli.
Il titolo originale era “Bacini un cazzo” e parlava di questo esemplare maschio di essere umano che dopo essersi macchiato di inserimento selvaggio in un gruppo Facebook, pretendeva non solo di minare la professionalità della sua interlocutrice perché si era lamentata del fatto, ma ha cercato anche di sedarla con un emoticon “bacini”.
Non è successo a me, ma ad una mia amica, così ho pensato di scriverci un post pieno di vittimismo donnesco che tanto odio, poi è successo qualcosa.
Arriva l’ape regina
Mi arriva un what’s app in cui l’ennesima ape regina mi accusava di fronte al cliente di non averle mandato del materiale. Chiedendole di controllare più volte e ricevendo sempre la stessa risposta, “No, non me lo hai mandato”, ho chiesto al cliente se a lui invece era arrivato, visto che lo avevo messo in copia carbone nascosta.
Risposta affemativa e, miracolo, anche lei trova l’email.
Toh.
Tutto molto chiaro.
Non essendo la prima volta che tenta questa strada, da un bel po’ di mesi le mie comunicazioni con lei sono sempre osservate dal cliente che finalmente sta capendo a chi ha affidato la sua azienda.
Dopo questa cosa ho cancellato il post scolante di vittimismo che stavo scrivendo, perché sì, in 12 anni ho assistito a vari tenativi da parte degli uomini di rimettermi al posto mio in cucina, ma sono stati superati in corsa dalle api regine che, incapaci di affermare se stesse senza cospargere di merda le altre, sono arrivate, in molte occasioni, a mettere a rischio l’azienda per cui lavoravano pur di annientare me.
Annientare, eliminare, polverizzare.
Alle api regine non basta che tu ti allontani dal loro alveare, eh no, troppo poco, tu devi morire proprio. Non respirano bene sapendo che nel mondo esiste una come te, quindi, non potendo scavarti il cuore con una cucchiara, cercano di avvelenarti da dentro, facendoti sentire una merda ogni singolo momento in cui ti rivolgono la parola, lo fanno anche attraverso i silenzi.
Gesti piccoli, apparentemente innocui, che ti costrignono a perdere tempo per dimostrare la tua assoluta professionalità, buona fede e volontà.
Da “non mi ha mandato il materiale” a richieste urgenti che rimangono senza risposta, passando per domande appartentemente innocenti che contengono un messaggio chiaro e forte per il cliente “lei non sta facendo il suo lavoro, io sì”, sfrecciando liquide sul fare gruppo con le altre donne tranne che con te, rea di non avere o questo o quello per poter entrare nel team delle gallinacee (salvo poi, accoltellarsi a vicenda quando il nemico comune, tu, se ne va). Piccole infamie che ti portano letteralmente a dubitare di te stessa e, spesse volte, a mollare la presa perché andare in psicoterapia per le ape regine anche no.
E gli uomini? Muti
Le api regine agiscono indisturbate proprio perché gli uomini o non se ne accorgono o squalificano il problema come rivalità tra donne, peraltro mettendo in questo assurdo quadretto anche chi subisce. Non si rendono conto che ignorando la cosa, di fatto la alimentano perché non sono tiratine di capelli tra compagniucce di scuola, sono azioni che mettono sul fuoco l’azienda, il progetto, il lavoro.
Perché deve intervenire l’uomo a mettere pace?
Le api regine sono totalmente sottomesse all’uomo. Ed è questo che ti fa esplodere dal ridere: loro lottano con te per le attenzioni del capo-uomo.
A queste donne non importa di lavorare bene tutti per raggiungere un obiettivo comune, no no, a loro importa di essere sole accanto al capo, perché è lui, con la sua somma autorità di maschio a certificare il loro diritto al trono.
Siamo nati per discriminare
Ogni giorno troviamo nuovi modi per discrinare qualcuno. Se non è donna è perché è nero, se non è nero è perché è gay, se non è gay è perché è grasso, se non è grasso è perché è troppo magro, se non è troppo magro è perché non è sposato, se è sposato è perché non ha figli, se ha figli è perché non ne fa un altro, se ne fa un altro è perché ha figli e allora niente lavoro.
Ne abbiamo sempre una perché la discriminazione ci serve, stiamo sempre lì con la penna rossa a discriminare questo o quello in base ad errori, sviste, refusi, stronzate colossali: non ce la potete togliere! A me starebbe pure bene: discriminami, dimmi che sono la peggio feccia del mondo, ma lasciami lavorare. Se mi impedisci di raggiungere i miei obiettivi e mandi in fallimento i miei clienti per una tua puttanata mentale, allora non mi sta più bene.
Le api regine fanno così, ti impediscono di lavorare o comunque ti rendono la cosa un travaglio.
Come affrontare l’ape regina?
Rendersi immune questo comportamento è relativamente semplice: non mettetterti MAI a guerreggiare sul suo stesso piano.
Sii sempre chiara e ogni volta che parli privatamente con lei o metti in copia il cliente o riassumi gli accordi facendo confermare all’ape ciò che vi siete dette. Tanto queste azioni sono utili anche per avere sempre sotto controllo la situazione.
Se noti comportamenti scorretti o non professionali, falli presente. Non ti devi fare amica le api regine perché le api regine non hanno reali amiche, solo operaie.
Lavora per il bene dell’azienda e alla fine, chi lavora contro viene fuori.
Conclusione
Gli uomini che tentano di ricordarmi che sono il prodotto di una loro costola, poi finiscono per pagarmi una consulenza perché si accorgono che di me puoi pensare e dire qualsiasi cosa, vengo dalla politica, sono stata puttana, venduta, infame, razzista, cessa, una una volta mi ha accusata di aver ucciso mia madre perché delusa da una figlia come me, ecc. Ho imparato che se dalla bocca della gente escono miasmi è peché ce li hanno dentro, i porifii in sostanza sono loro.
Il punto è che nel mio trascorso lavorativo, gli uomini mi hanno lasciata lavorare nella maggior parte dei casi perché porto risultati, mentre le donne no, le ape regine no, non ti lasciano in pace, non importa quanto bene farai a loro e all’azienda per cui tutti lavoriamo, l’obiettivo è un altro: affermare se stesse e per farlo devi crepare tu, sono disposte a pagare il prezzo del fallimento generale pur di dimostrare che loro valgono più di te.
Con me, ovviamente non funziona più, ma da tempo, perchè ad una certa lo capisci come non subire e poi, diciamocelo: l’ape regina è sì regina, ma alla fine fa una vita di merda.