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Sono una fallita!
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Sono una fallita!

Maggio 8th, 2017 Pikadilly Status 2 comments

Eh eh eh, a qualcuno del mio passato piacerebbe che io ammettessi una cosa simile mentre costruisco la mia casa di cartoni, ma ancora non è il momento.

In questo post, invece, ti racconto di tutti i miei fallimenti, perché è facile dire “non devi lavorare gratuitamente, devi fare questo o quello”, ma da dove viene tutta sta manica de saggezza? Non di certo dai libri, viene da dieci anni di puri e lessanti fallimenti.

Eccoli, tutti in fila di fronte a me.

Un cimitero, un ristorante, galline sulla luna e…

Quando ho scoperto di cavarmela a fare siti, ho cominciato a sfornare progetti come sfilatini, mi alzavo la mattina con un’idea diversa e la realizzavo in giornata: l’unico limite erano i tre giorni che Aruba ci metteva per attivarmi i domini.
Nel giro di dieci anni ho aperto e chiuso un cimitero virtuale, un ristorante online, due siti di affitti-vendite di case, un forum di donne, un forum directory (mi vergogno pure a dirtelo), una storia a fumetti con uno jedi che tentava di concupire Spock di Star Trek  e un progetto dedicato a trucchi e parrucchi (questo non completamente abortito, c’è ancora la pagina Facebook).
L’ultimo, in ordine cronologico, è Mia Hates Me, non aveva il sito, ma è fallito perché mi sono dovuta separare dal gatto intorno al quale giravano le storie che disegnavo.
Pure PGraphics è fallita, la pseudoagenzia web con la quale è iniziata la mia avventura oline: l’ho lasciata finralmente morire in pace a febbraio di quest’anno. Era in coma da anni. Il mio più grande fallimento.
Sembra poco, ma se conti il tempo impiegato a mettere su i vari progetti, costruire i canali e divulgare il verbo… un’emorragia.
Per nessuno di loro avevo una strategia, ma nemmeno una buona idea, forse per alcuni sì, ma non c’ho creduto abbastanza.

Quando anche io lavoravo gratis

Nonostante sembri il contrario, ho un rapporto brutto con i soldi perché da piccola ero poverissima, e se dico poverissima, non intendo rispetto a Briatore, bensì rispetto a chiunque riuscisse a mantenere luce e acqua in casa, perché noi non avevamo questi benefit e la luce di candela è stata per molti anni l’immenso con cui mi illuminavo.
Per questo ho sempre schifato i soldi, così, quando ho cominciato a lavorare, ma anche in epoche recenti, se potevo evitare che il cliente pagasse cose che io realizzavo in 5 minuti, mi faceva sentire bene.

E le inculate sono arrivate da ogni angolo, la più eclatante è stata anche l’ultima.
Ero entrata a far parte di un’associazione della mia città, come tutti gli ultimi arrivati che si entusiasmano, volevo essere utile e aiutare questo progetto a lievitare: i “capoccia” ci misero poco ad individuarmi e ad affidarmi tutta la parte web. GRATUITAMENTE. “Non ci sono soldi, lo sai”. A me non importava, anche se avevo da pagare 2000 euro al mese per mantenere le cure di mia madre, mi dicevo che, lavorando bene, i risultati sarebbero arrivati e con loro i soldi. Ero sospesa in quel limbo assurdo in cui ti convinci che prima di essere pagata devi dimostrare di funzionare.
Così ho lavorato, lavorato, stralavorato in un ambiente totalmente infertile ad ogni tipo di semina di marketing e comunicazione, lottavo da sola contro i “secondo me” di chi non aveva la minima idea di come funzionavano le cose, ma alla fine i risultati arrivarono, i soldi entrarono, cominciarono i viaggi, le belle scarpe, le macchine nuove per i capoccia… ovviamente io continuavo a non vedere mezzo euro. “Non ci sono i soldi, lo sai” era il leitmotiv.

Ora, per quanto io sia fessa, riesco a capirle certe cose: i soldi c’erano, ma perché pagarmi se potevano avere lo stesso servizio gratuitamente? Così me ne andai pensando: “Mi rimpiangeranno”.
Colcazzo, ora hanno assunto un’agenzia che comunica per loro, chiaramente portando più risultati di me, visto che io potevo dedicarmi all’associazione a tempo perso. Alla fine io ero quella che non funzionava, mentre l’agenzia riceve lodi da ogni dove. Il particolare che io non venivo pagata non è mai saltato fuori nel giudicare il mio lavoro.

Vedi? Anche io sono stata fessa.

Una consulenza mascherata da consiglio

E vogliamo parlare di tutte quelle volte che per essere precisa e non rischiare che i miei amici fallissero ho accettato di fare vere e proprie consulenze? Parliamone.
Non uno, non due, non tre, è successo decine di volte.
Perché quando un amico ti chiede un consiglio, che fai, stai fermo e gli invii il numero IBAN? No, ci provi.
Poi il 99% delle volte lui non fa nulla di quello che gli dici e quando chiedi il motivo ti risponde con scuse varie ed eventuali, ma tutte hanno lo stesso sottofondo musicale: “Mi dovevo impegnare troppo e non mi andava”.
Tu ci hai messo tutto l’impegno e lui? Ci si è pulito il culo.

Ti basta?

No? Ok, nel mio CV ci sono anche clienti insoddisfatti che si aspettavano una ferrari al costo del pandino,  quelli che “naturalmente il lavoro te lo pago” e poi si sono messi a negoziare sul prezzo finendo per scegliere wix, quelli che mi chiedevano consiglio e poi andavano dalla concorrenza (anche parenti), quelli che pagavano tutti tranne me (alcuni di loro adesso fanno eventi e convegni, diventati famosi sfruttando gli altri), quelli che “sì, poi ti pago” e i soldi non li ho mai visti, quelli che hanno infilato nella causale del NON bonifico malattie, morti, sciagure e poi te li ritrovavi con il SUV e la famiglia perfettamente sana…

Potrei continuare fino a dove mi porta la consapevolezza che a questo mondo nessuno è infallibile, nemmeno quelli che oggi promettono di farti avere successo prendendosi come esempio vincente di persone mai vinte.

La verità è che se davvero hanno sempre vinto è semplicemente perché non hanno mai lavorato o sono stati investiti da nostra signora Botta Di Culo. Molti di loro insegnano come gestire i clienti senza mai averne avuto uno, ma riciclando le esperienze dei loro maestri.

Con questo post ti ho voluto dimostrare che sì, quando do consigli su come gestire i clienti è perché io per prima di calci nelle chiappe ne ho prese così tante da non riuscire a sedermi senza provare ancora dolore, ma quel dolore è il motivo per cui questo blog è dedicato a chi inizia ora a camminare nel mondo del lavoro, non ai superesperti di tutto che promettono di farti diventare ricco mentre loro si arricchiscono su di te cambiando strategie ad ogni stagione e negando di averti detto il contrario sei mesi prima.

Non ti auguro di fallire, ma di permetterti i fallimenti, studia e formati, ma concediti di scottarti: non esiste bambino che abbia imparato a stare lontano dal fuoco solo perché glielo ha detto la mamma. 🙂

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2 Comments

  1. Lauryn
    Maggio 8, 2017 at 10:13 am

    Vai Fra! liberiamo gli scheletri dall’armadio! ahahha non sto a fare l’elenco ma già sai 😀 baci!

    1. Pikadilly
      Maggio 8, 2017 at 12:35 pm

      In mezzo a tanti vincenti… 😀

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Mi chiamo Francesca L. Luciani, sono una consulente di comunicazione politica e di comunicazione teatrale. Nel tempo libero sono una mezza sega.

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Consulente di comunicazione politica e comunicazione teatrale.
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