Negli alterchi, per evitare di prendere posizioni chiare , si dice: “la verità/il giusto/la ragione sta nel mezzo”. E via, tutto finisce a tarallucci e vino.
Io sono tra i tarallucci e il vino. Nel mezzo.
Fin da piccola ho sempre sognato di essere estremista in qualcosa.
Da piccolissima non parlavo mai. A scuola, per estorcermi anche solo un mezzotono, si erano inventati l’ora del silenzio: se tutti stavano zitti forse io avrei parlato per difetto. Non ho mai spiccicato parola, così mi relegarono a ruolo di schiava nella recita di fine anno. L’unica cosa che dovevo fare era sventolare un qualcosa che aveva tutta l’aria di essere stata strappata dal di dietro uno struzzo albino. Interpretavamo Cleopatra.
Ora, dico io, ok è strano che una bambina di 4 anni non emetta nemmeno un vagito, ma che un’altra bambina di 4 anni interpreti una delle più grandi sventrapolli della storia, cos’è? Istruzione?
Comunque, non parlavo.
Ho cominciato a parlare quando avevo, o meglio, credevo di avere, qualcosa di serio da dire e da quel giorno non mi sono più fermata. Così, dal cinema del muto formato nana, divenni un tornado di parole, collegate fra loro da sottili fili di senso logico e capaci di riempire e scassare le palle a tutti. Da niente a tutto.
Ora sono nel mezzo, alterno stadi di mutismo ermetico a tsunami di parole e concetti che, spesse volte, non capisco manco io che li ho ponderati.
Sono nel mezzo.
I capelli
Quando ero piccola, chi mi toccava i capelli riceveva la stessa accoglienza di colui che si addentra nel covo di un mastino napoletano che non mangia da quattro giorni. Senza bava però. Io ero Lady Oscar e lady Oscar i capelli non se li legava. Credevo fortemente che se mi comportavo da uomo sarei piaciuta di più perchè non ero scema come le femmine. Niente bambole, niente gonne, niente lacrime, niente coda ai capelli. Ma anche niente maschi. Solo che allora non lo capivo, ora sì, ma è troppo tardi per sedurre il compagnuccio di banco che ai tempi mi si filava come si fila un pezzo di caciocavallo andato a male.
A 13 anni però cambiai punto di vista e mi convinsi a legare i capelli, acquistai un certo senso per le cose da donne: trucchi, profumi, pettegolezzi, Nick dei Backstreet Boys e il Cioè.
Il Cioè però era una cosa da comprare senza farlo sapere ai maschi. Non sopportavo ancora che loro mi prendessero in giro per il mio essere nata femmina e, captando questo segnale, finirono per collocarmi lì, nel mezzo: l’amica simpatica, che tradotto voleva dire “l’amica che ti fa ridere, con cui giochi a pallone, che non le chiedi scusa se rotti come un triceratopo, quella con cui ti senti libero in tutto, ma che non ti faresti mai, nemmeno se fosse la figlia del Padrino in persona”. Ero nel mezzo e non solo in mezzo ai rutti, in mezzo a tutto.
Per le femmine invece ero un entità astratta, mi portavano con loro al bagno e si stupivano perchè mi giravo mentre loro facevano quello per cui si va al bagno. No, non mentre si truccavano, ma mente facevano…. Punto.
Ero nel mezzo tra maschi e femmine. Troppo femmina per i maschi, troppo maschio per le femmine e i capelli erano mezzi lisci e mezzi mossi. E lo sono ancora, solo che ora conosco la Pantene.
Bellezza, questa sconosciuta
Di base ero un cesso. Oggettivamente ero un cesso. Non lo dico io, ma la fisica quantistica. Avevo quantità industriali di difetti: due incisivi che per parlarsi dovevano (e devono) attraversare lo stretto di panama, uno dei due pure rotto a causa di un gioco idiota con due amiche idiote; cellulite grondante sparsa, con forti rovesci sulle gambe e sul culo; la pancia talmente grossa che aveva il suo personale satellite come la terra; vocalizzavo come Farinelli non ancora castrato e, per concluderla, tutte le malagrazie che l’adolescenza si diverte ad esaltare in chi già cesso lo è per natura, convinta forse che più cesso non si può. Il dash dei cessi.
Il mio essere cesso mi precluse l’80% delle possibilità di diventare un adolescente sessualmente e sentimentalmente attiva, il restante 20% delle possibilità voleva dire adattarsi a quello che passava il convento, che di solito erano i secchioni con il naso aquilino, gli adiposi con la fissa per il fantacalcio o, se ti andava di culo, qualche ragazzetto di chiesa palesemente incline a farsi prete.
Non mi sono mai accontentata e così rimasi single per scelta (di altri ovviamente) fino a quando ho capito che anche in quel campo potevo stare nel mezzo.
Decisa a farmi dare un bacio prima del pensionamento adolescenziale, ci provai con un palo alto due metri, che porcamiseria era bello come Apollo… ma stronzo come le tasse. Dopo il bacio mi convinsi che potevo essere bella anche io. Peccato che gli altri non la pensavano allo stesso modo.
Con l’aumentare degli anni, il diametro delle mie gambe, del sottocoda e della pancia si è ridotto di un bel pò. Ora non sono nè grassa, nè magra, nè bella nè brutta. Nè cesso nè Jacuzzi.
Sono in mezzo.
Oggi parlando tramite mail con un amico, mi sono resa conto che anche sul lavoro sono nel mezzo: nè professionista, nè niubba.
Una smanettona.
Solo che questò è fico.
10 Comments
Pialla
Aprile 27, 2009 at 7:01 pmA dire il vero sei stupenda. Peccato che non te ne vuoi accorgere 🙁
Del resto tutte le donne si trovano i difetti, e fin qui rientri nella normalità femminile.
Vabbè, tanto te lo dirò sempre fino alla morte tutti i giorni 🙂
Antonio Fullone
Aprile 27, 2009 at 7:26 pmSmanettona del web!!
🙂
Sul lavoro non so se sei professionista, ma di sicuro sei professionale, il che alla fine non è poi tanto differente.
🙂
Ciaoo
Samyorn
Aprile 27, 2009 at 9:16 pmSmanettoni “del mezzo” unitevi!!!!
Aggiungerei che hai un ottimo senso dell’humor.
Pikadilly
Aprile 27, 2009 at 10:46 pmSì, unitevi sotto il mio stesso tetto, non vi assicuro protezione da piggia, vento, placca e carie..però se siete smanettoni veri non farete caso a queste pinzillacchere…:D
Grazie a tutti per i commenti. 😉
Antonio
Aprile 28, 2009 at 3:57 pmInsomma, mai vista descrizione più viva dei nostri primi anni…anche io faccio parte di quel mezzo, né qua né là.però mi sono detto che il destino lo cambiamo a forza di sganassoni!
Pikadilly
Aprile 28, 2009 at 4:11 pmViolenta come prospettiva…se non lo otteniamo con la violenza, lo corrompiamo con una mazzetta. 😀 😀
Pretty
Maggio 2, 2009 at 12:09 pmAdoro questa donna, dal momento in cui l’ho scoperta! Un’ironia tagliente e una dialettica che è un piacere leggere…
Mi fai diventare matta mia cara 😉
Pikadilly
Maggio 2, 2009 at 12:55 pmMi hai scoperto come si scopre un brufolo sotto pelle e in effetti quando ci siamo incontrate di brufoli ne avevamo a dozzine…AAAAAAAAH, ma chi voglio prendere in giro, io ce li ho ancora i brufoli, pensavo che invecchiando sarebbero andati via e invece loro fanno festa con le neonate rughe.
Porca miseria che sfiga. 😀
Grazie Pretty, lo sai che tu e il salame siete istituzioni. 😀
Miguel
Agosto 23, 2010 at 7:06 pm“….il restante 20% delle possibilità voleva dire adattarsi a quello che passava il convento” e qui sono scoppiato a ridere!….
semplicemente fantastica! =D