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Quando il web è in lutto
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Quando il web è in lutto

Gennaio 11th, 2016 Pikadilly Web Jungle 2 comments

Scrivo con un frammentino del mio animo cinico in ombra per la morte di zio David, che oggi ha preso ed è uscito da questo mondo sbracandomi l’idea che fosse qualcosa di eterno, ma, scusatemi, non ne posso fare a meno: il web fa ridere quando muore un vip. Qualsiasi vip.

Ad ogni dipartita famosa consegue uno sciame di status dedicati e profondamente divisi tra i pro e i contro quella persona. Si trasforma in un referendum sul morto e su chi lo piange.

E allora non ho proprio potuto fare a meno di elencare gli archetipi più comuni che, in un modo o nell’altro, finiscono a parlare della morte giornaliera, anche quando dicono che a loro non interessa di chi s’è dato. 

Il fan in pieno dramma famigliare

E’ in lutto totale e assoluto. Se non mette l’avatar del morto vippico, mette un’immagine tutta nera, segno che è stato colpito e affondato dalla notizia della scomparsa del suo idolo. E’ distrutto, drammaticamente frantumato dalla notizia, non se l’aspettava, il suo cielo sereno si è spaccato in mille pezzi e mette in dubbio di poter andare avanti senza chi, fino a quel momento, ha fatto parte della sua vita.
Vi inonda la bacheca di frasi, immagini, interviste, canzoni, poesie e foto di mutande del morto. Se fate uno sforzo potete immaginarlo in ginocchio di fronte al suo santino pregando Santa Raffaella Carrà affinché non sia vero.
Va avanti così per giorni, almeno fino a quando non ne muore un altro e via di nuovo con la litania di quanto è stato cambiato da questo o quello.
Alla morte di sua nonna si è limitato a scrivere “Ciao no'”.

Il fan post mortem

E’ quello che appena legge la notizia della morte celebre si chiede: “E chi cazzo è?”

Ma due minuti dopo aver visto la sua home di Facebook tempestata di messaggi più o meno tragici, conosce lo scibile sul trapassato.  Scrive lunghi cordogli inondati di inesattezze, ma sapientemente infornati e incartati ad uso e consumo del dolore altrui, mette “mi piace” a tutto ciò che fa sinistra tendenza e naturalmente va spalando in giro cazzate tipo: “Ci sono cresciuto con i suoi film! Ah, era un cantante… eh, con la sua musica, sai il dolore…”
Inutile dire qual è il suo scopo: far parte di qualcosa e magari tirare su qualche like, ché non ce se strozzamo mica.

Lo stanatore di scheletri

Lo adoro, è in assoluto il mio preferito. Ad ogni morte celebre, che sia del diavolo o dell’arcangelo Gabriele, lui estrae dagli armadi tutti gli scheletri nascosti dal vip in vita. L’intento è quello di soffocare la sofferenza per l’avvenuta scomparsa dicendo le cose come stanno. Basta bersi la solita sbobba volemisebenista del cantante X o l’attore Y che ha cambiato la vita a qualcuno, che ha creato emozioni o fatto da sfondo a ricordi di panna. Basta. Verità, nient’altro che la verità. Si adopera affinché tutti sappiano chi era quella merda subumana che  tutti stanno piangendo e naturalmente scorrazza per Facebook con in bocca le sue verità da pisciare sotto ad ogni status. Deve portare la sacra luce della verità nella vita buia di chi crede alla bontà della gente famosa. E’ una missione.

L’anticonformista pefforza

“Non mi è mai piaciuto”, l’anticonformista pefforza introduce così uno status lungo secoli che lo pone al di fuori della pozzanghera dove rotola la massa informe e piagnucolante. “Non mi è mai piaciuto” sta per “chisseloinculaseèmorto”, ma anche per “io non sono come voi, io sono diverso, io sono più intelligente”, nei casi più gravi arriva a sputacchiare sul morto stesso pur di porsi più lontano possibile dall’idea di essere un comune mortale sentimentalmente predisposto a dispiacersi per la morte di qualcuno.
Di lui dovete sapere solo una cosa, è diverso da voi sempre e comunque.
Potrebbe preferire il silenzio, ma pur di non far sembrare che in fondo ci sta pensando deve scrivere qualcosa.
Poi se a casa detiene un pezzo di unghia del vip morto rubata dalla callista delle star e la conserva in una teca in salotto circondata da lumini, mordendo chiunque si avvicini per guardarla meglio, non importa, l’importante è mostrarsi diverso. A prescindere.

Chi critica chi critica i fan

No, non ho sbagliato titolo, parlo proprio di chi critica chi critica i fan, il criticone alla seconda, praticamente, quello che non fa accenno né al defunto né ai fan, ma a chi critica defunto e fan, è quello il suo focus. Dei morti e di chi li piange gli frega come contare i granelli di sabbia nella cassetta del gatto, ma non sopporta chi critica i cordogli altrui. L’avvocato degli addolorati o il bacchettatore dei sociopatici, mira anche lui a mostrarsi un tantino sopra le righe, la sua diventa una pulizia sociale dove svernicia chiunque abbia da ridire su chi ridice.
I suoi status iniziano sempre tutti allo stesso modo: “Io non capisco perché…”
Gli partono in automatico, ormai Facebook lo sa e probabilmente al posto di “A cosa stai pensando?” gli mette: “Cosa non hai capito oggi?”

Il macabro simpatico

Il macabro simpatico non piange manco alla morte dei parenti, perché gli sembra tutto strano. Si limita a fare battute sulla dipartita del vip di turno e anche del parente di turno, salvo poi essere preso a sifule dalla madre.
Non odia né chi piange strappandosi lo scalpo né chi mette i fila gli scheletri né chi critica, e trova criticare chi critica un’operazione troppo intestina e perversa per poterla attuare. Così ci riflette un attimo, sorride e ammolla su Facebook uno status goio, perché per lui è il miglior modo di salutare qualcuno che si è alzato ed è uscito dal mondo. E’ la sua piccola certezza di averlo salutato “come avrebbe voluto”. O almeno pensa.

  • Tags
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2 Comments

  1. Lauryn
    Gennaio 12, 2016 at 7:49 am

    da quando ho letto questo post non riesco a non ridere ad ogni post che vedo su DB 😀

  2. michele
    Gennaio 12, 2016 at 2:29 pm

    ironica e dissacrante, il tuo sguardo sul mondo lo rende più interessante anche quando non lo meriterebbe

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